Monografia a stampa
De Cataldo, Giancarlo
Roma ; Bari : Laterza, 2011
Abstract/Sommario: De Cataldo, già autore di Romanzo Criminale, ha scritto un libro agile e fulminante, pericolosamente attuale. Se pensate di comprare un altro di quei barbosi saggi sul Risorgimento vi sbagliate. Questo libro non c’entra nulla con i Centocinquant’anni dell’Unità che i supermercati festeggiano con i mega-sconti. È una storia di ideali, se volete. Se vi piace, chiamatela pure una storia di rivoluzionari.
È il racconto di tre “matti”. Tre geniali e folgoranti “matti” che avevano deciso di ...; [Leggi tutto...]
De Cataldo, già autore di Romanzo Criminale, ha scritto un libro agile e fulminante, pericolosamente attuale. Se pensate di comprare un altro di quei barbosi saggi sul Risorgimento vi sbagliate. Questo libro non c’entra nulla con i Centocinquant’anni dell’Unità che i supermercati festeggiano con i mega-sconti. È una storia di ideali, se volete. Se vi piace, chiamatela pure una storia di rivoluzionari.
È il racconto di tre “matti”. Tre geniali e folgoranti “matti” che avevano deciso di avere il controllo sulle proprie vite piuttosto che lasciarle in comodato d’uso al destino. Geniali, folgoranti e, per dirla come l'autore, terroristi. De Cataldo docet quando scrive che la nostra rivoluzione, al pari di tutte le lotte di liberazione nazionale, è stata anche una lotta fatta di sangue, opportunismo, tradimento e terrorismo. Pensate a Mazzini, pensate al monumento che gli abbiamo costruito a Roma: la statua di un vecchio gracile e barbuto, appollaiato su un trono di marmo. Lui, che tutta la vita ha pensato a come rovesciarli, i troni. L’uomo più ricercato d’Europa, il Bin Laden del Risorgimento, un ribelle che sabotava regni, il latitante avvolto da nere leggende che lo volevano satanista e luciferino. Mazzini, quella statua, la prenderebbe a colpi di martello.
E Orsini? Se vi capita di camminare in via Felice Orsini, ricordatevi dei dodici morti e dei centocinquanta feriti che le sue bombe al mercurio hanno mietuto come falci. E Pisacane? Se non fosse stato per il vecchio adagio: “eran trecento eran giovani e forti e sono morti”, Pisacane sarebbe stato ricordato solo come un bizzarro cognome. Invece era un’avanguardista dell’amore libero che cercò di infiammare la rivolta negli animi del Sud. Ma il Sud era umido e ostile, come un fungo velenoso messo a bollire per cena.
Mazzini morirà latitante, Orsini decapitato, Pisacane suicida.
Vivere nuoce gravemente alla vita? Dopo questa lettura avrete voglia di consumarla, la vita. Come un cappotto che ti piace troppo e lo indossi sempre, fino a che non si strappa: il Maestro, il Terrorista e il Terrone hanno vissuto in questo modo. E De Cataldo ha narrato le loro vite a un ritmo impetuoso, così come scorrevano durante quegli anni.
È vero, a volte la storia edulcora i fatti come un dolcificante per caffè, ma i documenti resistono. Nel 1857, a proposito della situazione politica in Italia, Mazzini scrisse: “Senza una bella tempesta che spazzi via tutto non c’è speranza. L’aria è inquinata. Le parole hanno perso il loro significato. Si è perduta ogni regola di veridicità e di morale politica.” Vi ricorda qualcosa?