Monografia a stampa
Boni, Filippo
Milano : Longanesi, c2019
Abstract/Sommario: La mattina del 22 settembre 1943 è ormai lontanissima ma ancora prepotentemente viva negli occhi di Bruno Bertoldi. Quel giorno, a Cefalonia, sopravvivono in pochissimi. Bertoldi - 100 anni compiuti il 23 ottobre 2018 - oggi è l'ultimo di loro. Trentino, bisnonno, vedovo, a guerra finita si è stabilito a Bolzano, facendo l'operaio. È vigoroso, lucido, cucina da sé. Il suo racconto è quello di un uomo come tanti, in bilico tra piccole viltà e gesti di gran coraggio. Non è un eroe, ma un ...; [Leggi tutto...]
La mattina del 22 settembre 1943 è ormai lontanissima ma ancora prepotentemente viva negli occhi di Bruno Bertoldi. Quel giorno, a Cefalonia, sopravvivono in pochissimi. Bertoldi - 100 anni compiuti il 23 ottobre 2018 - oggi è l'ultimo di loro. Trentino, bisnonno, vedovo, a guerra finita si è stabilito a Bolzano, facendo l'operaio. È vigoroso, lucido, cucina da sé. Il suo racconto è quello di un uomo come tanti, in bilico tra piccole viltà e gesti di gran coraggio. Non è un eroe, ma un uomo per bene che in guerra ha cercato di sopravvivere e che quando si è trovato a dover scegliere - scelte durissime, terrificanti - è sempre stato dalla parte del dovere e della dignità. Dopo l'armistizio, la strage di Cefalonia, la salvezza e la fuga, che finisce prestissimo. Viene catturato nuovamente dai tedeschi, finisce così su un treno diretto a Leopoli, in uno stalag «dove si moriva di fame». Qui la Wehrmacht cerca dei meccanici: Bruno si offre con altri tre, «i trentini Ribaga e Bonatta e poi Bulgarelli, uno della pianura padana». Il quartetto va a lavorare in un gigantesco deposito di panzer, auto e moto. A vigilare ci sono le SS. Tutti in fuga quando da quelle parti il fronte crolla. Vagano per la steppa e vengono catturati dai partigiani polacchi. «Ci puntarono i parabellum in faccia... Italianski kaputt». Non li ammazzano ma li mettono a pelare patate, poi li consegnano ai russi, che li fanno marciare per centinaia di chilometri sino a Mosca. Spossato, «Bulgarelli crolla a terra e una guardia gli spara in testa». I tre sono ormai a migliaia di chilometri da casa e con trenta gradi sottozero. Da Mosca i russi li spediscono nell'infernale gulag di Tambov. Una notte, Bonatta, ridotto a uno scheletro, prima di morirgli tra le braccia gli chiede: «Se torni, vai da mia moglie e saluta nostro figlio. È nato dopo che sono partito, non l'ho mai visto». Quel bambino oggi è un uomo maturo e si incontra con Bruno ogni Natale per ricordare il padre che non ha mai conosciuto. Questa è la storia di Bruno, l'ultimo di Cefalonia [www.biblioteche.leggeresrl.it]