Monografia a stampa
Sozzi, Lionello
Bologna : Il Mulino, c2007
Abstract/Sommario: Secondo Voltaire, il mito di Amore e Psiche è la favola più bella che gli Antichi ci abbiano lasciato. Se il Medio Evo e l'Umanesimo hanno visto nel racconto di Apuleio l'emblema di una verità cristiana, o di un miraggio neoplatonico o di un insegnamento stoico, tra Rinascimento e età dei Lumi è prevalsa una lettura edonistica o spettacolare e teatrale. Già allora si è fatta strada l'idea del valore ingannevole ma consolante delle illusioni. Con l'Ottocento le sventure di Psiche sono i ...; [Leggi tutto...]
Secondo Voltaire, il mito di Amore e Psiche è la favola più bella che gli Antichi ci abbiano lasciato. Se il Medio Evo e l'Umanesimo hanno visto nel racconto di Apuleio l'emblema di una verità cristiana, o di un miraggio neoplatonico o di un insegnamento stoico, tra Rinascimento e età dei Lumi è prevalsa una lettura edonistica o spettacolare e teatrale. Già allora si è fatta strada l'idea del valore ingannevole ma consolante delle illusioni. Con l'Ottocento le sventure di Psiche sono il prezzo con cui gli uomini pagano il progresso. In età decadente queste idee ambiziose vengono accantonate: nel mito grandeggia ormai la figura di Psiche come immagine di pura interiorità, come simbolo dell'io più profondo. Nel Novecento, secolo propenso alla dissacrazione e al disincanto, la favola è ripresa in una chiave sarcastica e cinica che forse tradisce un'inconfessata nostalgia Queste pagine ci introducono alle metamorfosi del mito, così come si è insediato nell'immaginario occidentale.